La Musicassetta

Tra le innovazioni tecnologiche del lontano 1962, la più importante fu  probabilmente la messa in orbita del satellite Telestar, che spalancò le porte alle telecomunicazioni via satellite, tra cui le trasmissioni televisive intercontinentali. La diffusione era molto alta, i prezzi non proibitivi, e la qualità di ascolto migliorava di anno in anno, anche grazie all’introduzione della tecnologia Stereo. Philips, da sempre attenta allo sviluppo di nuove tecnologie, inventò quell’anno la musicassetta, destinata a rivoluzionare tre aspetti fondamentali: modalità d’ascolto, prezzi e possibilità di registrazione per l’utente comune.

L’idea della musicassetta deriva direttamente da quella del nastro magnetico a bobina aperta, che dagli anni ’30 costituiva il più versatile mezzo di memorizzazione per l’informazione analogica e digitale. La registrazione su nastro magnetico si basa su uno dei più importanti risultati della Fisica moderna: la scoperta dei campi elettromagnetici. Il nastro magnetico è costituito da un particolare tipo di materiale, detto ferromagnetico, che presenta l’interessante proprietà di memorizzare, per così dire, l’azione che su di esso ha un campo magnetico agente dall’esterno. Quando un nastro viene magnetizzato sotto l’azione di un campo elettromagnetico, esso tende a conservare l’informazione.

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Le sue proprietà

La lunghezza del nastro è normalmente misurata in minuti, che indicano la durata complessiva della riproduzione considerando entrambi i lati. I formati più diffusi sono C46 (23 minuti per lato), C60 (30 minuti per lato), C70, C74, C90, e C120.

Lo spessore del nastro nelle C46 e nelle C60 è di 15-16 µm, ma a causa della miniaturizzazione questo viene ridotto a 10-11 µm nelle C70 e C90, e addirittura a soli 9 µm nelle C120. In quest’ultimo caso il nastro risulta molto più fragile; con lo stesso criterio (e con gli stessi limiti) sono stati prodotti nastri ancora più sottili, arrivando fino a 240 minuti di spazio totale.

Tutte le cassette sono provviste di un meccanismo di protezione della scrittura, attivabile o meno, per prevenire la cancellazione accidentale di quanto già registrato. Per ogni lato è presente – in alto sul contenitore – una linguetta di plastica che può essere rimossa aprendo un piccolo foro; questo viene rilevato da un sensore del registratore che, tramite un accorgimento meccanico o collegandosi a un dispositivo elettronico, inibisce la funzione di registrazione. Per proteggere dalla cancellazione il lato corrente occorre liberare il foro in alto a sinistra (osservando la cassetta in modo da avere l’apertura del nastro in basso). La funzione di protezione può comunque essere annullata, su cassette protette, coprendo nuovamente il foro, con materiale, ad esempio del nastro adesivo, atto a ripristinare la situazione iniziale del foro. In questa maniera la cassetta tornerà ad essere registrabile, come avviene per le VHS (che però, avendo un solo lato, hanno anche un solo foro).

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La loro fine

Fino alla fine del ventesimo secolo, la musicassetta ha goduto di una grande popolarità, riuscendo a competere con la diffusione sempre maggiore dei compact disc, che garantiva una migliore qualità audio. La musicassetta ha continuato ad essere il supporto più diffuso per l’ascolto di musica, anche grazie al costo nettamente più basso rispetto ai corrispettivi dispositivi funzionanti a compact disc (soprattutto nei primi anni della loro messa in commercio).

Inoltre, fino alla fine degli novanta, la musicassetta è stata il principale su cui poter effettuare facilmente registrazioni casalinghe ma, con la crescente diffusione dei masterizzatori, tale possibilità si è estesa anche ai CD .

All’inizio degli anni 2000, con la crescente diffusione di nuove tecnologie digitali che prevedevano l’utilizzo di lettori mp3, memorie flash e masterizzatori DVD, l’uso del nastro magnetico è diminuito in maniera estremamente rapida. Le case discografiche hanno smesso di produrre album in formato musicassetta.

Ormai le persone considerano la musicassetta come un pezzo da museo…

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Il ritorno delle audio-cassette:
vogliono essere il futuro dei dati

Sembravano destinate a sparire per sempre o ad essere utilizzate ancora oggi solo da pochi appassionati. Invece, il supporto magnetico su cassetta apre nuove strade per la conservazione di grandi quantità di dati. L’azienda giapponese Fuji in collaborazione con Ibm puntano sul supporto a  nastro. La rivista New Scientists rivela che sono stati prodotti i primi prototipi di nastri magnetici di nuova generazione, contenuti in “cartucce” di 10 centimetri e capaci di immagazzinare fino a 35 terabyte, ovvero 35 volte di più degli hard disk presenti oggi nei computer di casa e ufficio.

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a volte ritornano