Il teleriscaldamento
Il teleriscaldamento è un sistema di produzione centralizzata di calore che viene distribuito direttamente alle utenze mediante una fitta rete di doppie tubazioni interrate. Il calore è solitamente prodotto in una centrale di cogenerazione a combustibili fossili o biomasse, ma anche utilizzando il calore proveniente dalla termovalorizzazione dei rifiuti solidi urbani.
Oltre alle biomasse, le altre fonti di energia rinnovabile utilizzate per il teleriscaldamento sono la geotermia, e l’uso di calore di scarto da processi industriali. Nelle centrali di cogenerazione a combustibili ffossili o biomasse, generalmente, l’impianto di cogenerazione è dimensionato per produrre metà della potenza massima di picco e, in assenza di guasti, durante l’anno produce circa il 90% del calore totale prodotto. Ad essa è affiancata una centrale termica di supporto, in grado di coprire da sola l’intero carico di picco, che interviene quando la centrale di cogenerazione è guasta o non riesce a coprire da sola la domanda. In questo modo, si riesce a raggiungere elevate efficienze di sfruttamento dell’energia primaria, fino all’80%.
Il fluido termovettore più utilizzato è l’acqua, che solitamente viene inviata a circa 90 °C e ritorna in centrale a 30-60 °C. La temperatura di ritorno dipende dal tipo di terminali di riscaldamento dei destinatari: mentre i normali radiatori (termosifoni) richiedono temperature di esercizio di circa 80 °C, vi sono terminali che richiedono temperature di esercizio molto inferiori, come i ventilconvettori (45 °C) e i pannelli radianti (35 °C) e permettono quindi temperature di ritorno inferiori. A destinazione il fluido termovettore riscalda, attraverso uno scambiatore dicalore acqua-acqua o vapore-acqua (generalmente a piastre), l’acqua dell’impianto di riscaldamento della abitazione.
Lo scambiatore, che in pratica sostituisce la caldaia o le caldaie, può produrre anche acqua calda sanitaria. In Italia lo scambiatore è soggetto, come le caldaie, alle normative e controlli INAIL ed alla direttiva europea PED sugli apparecchi a pressione. Ogni impianto deve inoltre anche essere certificato secondo il D.M. 37/08 (ex legge 46/90).