Studiamo la crittografia

La crittografia (dall’unione di due parole greche: κρυπτóς kryptós che significa “nascosto”, e graphía che significa “scrittura”) è la branca della crittologia che tratta delle “scritture nascoste”, ovvero dei metodi per rendere un messaggio “offuscato” in modo da non essere comprensibile/intelligibile a persone non autorizzate a leggerlo.

Un tale messaggio si chiama comunemente crittogramma e i metodi usati sono detti tecniche di cifra. La crittografia è una specie di “scrittura inventata”, nel senso che chiunque può inventare una propria scrittura, una propria “lingua” con precise regole che solo l’inventore conosce, un po’ come la creazione di un cubo di Rubik che può essere risolto solo tramite una serie di rotazioni che solo l’inventore conosce.

 

 

STORIA

La necessità di nascondere messaggi strategici da occhi nemici è antica quanto l’uomo: ci sono tracce di cifrari antichi quanto gli Ebrei con il loro codice di atbash; gli Spartani avevano un loro particolare sistema di comunicazione dei messaggi segreti, la scitala; a Giulio Cesare si attribuisce l’uso del cosiddetto cifrato di Cesare, un sistema crittografico oggi ritenuto elementare, ma emblema della nascita di un concetto totalmente nuovo e ottimo per comprendere le idee basilari della crittografia e i primi attacchi della sua “avversaria”: la crittoanalisi

La storia della crittografia moderna inizia con la stesura del De Cifris di Leon Battista Alberti, che per primo insegnò a cifrare per mezzo di un disco cifrante con un alfabeto segreto da spostare a piacere ogni due o tre parole. Anche il tedesco Tritemio prevedeva una forma di cifra polialfabetica, facendo scorrere l’alfabeto ordinato di un posto ad ogni lettera del chiaro (come si definisce in gergo il testo non criptato). Nel 1526 Jacopo Silvestri pubblicò l’Opus novum, considerata una delle prime opere su questo argomento. Ma il vero progresso nella cifratura polialfabetica è stato compiuto dal bresciano Giovann Battista Bellaso, che ha inventato la tecnica di alternare alcuni alfabeti segreti formati con parola chiave sotto il controllo di un lungo versetto chiamato contrassegno. La sua prima tavola a 11 alfabeti reciproci, uscita nel 1553, fu ripubblicata dal napoletano Giovanni Battista Della Porta dieci anni più tardi e ne prese il nome grazie alla notevole diffusione che ebbe il suo trattato De furtivis literarum notis. Il francese Vigenère utilizzò poi il versetto per cifrare ciascuna lettera con la sua tavola ad alfabeti regolari identica a quella del Tritemio e che oggi porta il suo nome. Il suo sistema è stato considerato indecifrabile per tre secoli, finché nel 1863 il colonnello prussiano Fredrich Kasiski non pubblicò un metodo per “forzarlo”, chiamato Esame Kasiski.

Qualsiasi sia il sistema crittografico utilizzato, la legge fondamentale sul corretto uso di tali tecniche fu scritta da Kerchoff (“Legge di kherchoffs”) nel suo libro del 1883 La Cryptographie Militaire e di seguito riportata: «La sicurezza di un crittosistema non deve dipendere dal tener celato il crittoalgoritmo. La sicurezza dipenderà solo dal tener celata la chiave.»

Nel 1918 Gilbert Vilman maggiore dell’Esercito USA e tecnico all’AT&T Bell, perfezionò il metodo di Vigenère proponendo l’idea di usare chiavi segrete casuali lunghe almeno quanto il messaggio.

Successivamente, nel 1949, Claude Shannon, padre della teoria dell’informazione, nel lavoro La teoria della comunicazione tra sistemi crittografici dimostrò che questo è l’unico metodo crittografico possibile che sia totalmente sicuro.

Con il possesso di un sistema crittografico perfetto, la battaglia teorica tra crittografia e crittoanalisi si è risolta con una vittoria della prima sulla seconda. Ipotizzando di voler far uso di questa insuperabile protezione, restano però aperti molti problemi di ordine pratico. Bisogna infatti soddisfare gli stringenti requisiti del cifrario di Vergam: chiave lunga quanto il messaggio e mai più riutilizzabile. Tuttavia si hanno notizie di utilizzi di questo cifrario in ambiente militare (comunicazione con le spie: si veda a proposito One time Pad), o per la protezione delle comunicazioni del telefono rosso tra Washington e Mosca durante la guerra fredda. Anche il cifrario trovato nel 1967 sul corpo di CheGuevara è un’applicazione del cifrario di Vernam.

Fredrich Kasiski     Gilbert Verman

In fisica e in informatica, la crittografia quantistica è il settore della crittografia che studia la possibilità di realizzare un canale di trasmissione delle informazioni completamente sicuro, basato sui principi della meccanica quantistica. Mentre un atto di spionaggio su un sistema classico può passare infatti inosservato poiché la fisica classica consente, in linea di principio, di effettuare misure senza alterare le proprietà fisiche del sistema, al contrario è possibile progettare un canale di trasmissione basato su segnali quantistici (per es., fotoni polarizzati), in modo tale che ogni tentativo di spiare il canale causi un’alterazione osservabile del segnale. Sistemi crittografici di questo tipo sono ancora in fase di studio e di sperimentazione al fine di poter comunicare in assoluta segretezza la chiave di un cifrario.

 

 

I FILM

Numerosi film hanno trattato il tema della crittografia. Tra questi vi è THE IMITATION GAME

Nel film infatti viene inventata una macchina capace di decifrare i codici tedeschi che ogni giorno vengono cambiati. Il film non solo fa capire l’evoluzione della crittografia durante la seconda guerra mondiale, ma anche l’evoluzione della tecnologia. Si può affermare che colui che progettò enigma era molto superiore alla propria macchina in quanto riuscì a creare una macchina così complessa per l’epoca da potergli attribuire un Nobel.

 

CURIOSITA’

WhatsApp ha introdotto un sistema di crittografia end-to-end per le sue chat: significa che tutti i messaggi che mandate o ricevete possono essere visti solo da mittente e ricevente. I messaggi inviati e ricevuti da chi usa la versione di WhatsApp più aggiornata vengono codificati e decodificati quando vengono mandati e ricevuti e quindi non possono essere letti o visti da nessuno tra il mittente e il ricevente. Chi usa WhatsApp avrà notato in alcune chat l’avviso che indica che i messaggi di quella conversazione sono criptati: “i messaggi che invii in questa chat e le chiamate sono ora protetti con la crittografia end-to-end”. Sul suo blog WhatsApp ha spiegato in cosa consiste e a cosa serve la crittografia end-to-end:

L’idea è semplice: quando mandi un messaggio, l’unica persona che può leggerla è la persona o il gruppo a cui lo hai mandato. Nessun altro può vedere cosa c’è nel messaggio. Non i criminali informatici. Non gli hacker. Non regimi oppressivi. Nemmeno noi. La crittografia end-to-end aiuta a rendere le comunicazioni fatte con WhatsApp private, come quelle che si fanno di persona.

https://it.wikipedia.org/wiki/Crittografia