Neuromante, così il cyberpunk ha anticipato la realtà

Neuromante, così il cyberpunk ha anticipato la realtà

Il cyberpunk è una corrente letteraria e artistica nata nella prima metà degli anni ottanta del XX secolo, nell’ambito della fantascienza, di cui è divenuto un sottogenere.
Il nome si fa derivare da cibernetica e punk e fu originariamente coniato da Bruce Bethke come titolo per il suo racconto Cyberpunk, pubblicato nel 1983, anche se lo stile fu reso popolare ben prima della sua pubblicazione dal curatore editoriale Gardner Dozois.

Il cyberpunk tratta di scienze avanzate, come l’information technology e la cibernetica, accoppiate con un certo grado di ribellione o cambiamento radicale nell’ordine sociale.

È talvolta definita genericamente “cyberpunk-fantasy” o “cyberfantasy” un’opera di genere fantasy che riguardi internet o il cyberspazio.

I romanzi cyberpunk sono ambientati in un futuro prossimo, in un mondo decadente e ipertecnologico dominato dalle grandi multinazionali commerciali, le Zaibatsu, spalleggiate dalla Yakuza, la potente mafia giapponese. I protagonisti, in genere degli hacker, sono in costante fuga da questa cupa realtà e trovano la loro ragion d’essere in un mondo virtuale parallelo, il cyberspazio, teatro delle loro battaglie.

Lo stile narrativo è caratterizzato dall’apparente assenza di un intreccio ben definito – il racconto si concentra sulle azioni dei personaggi – e dall’uso di un linguaggio barocco che mischia tecnicismi informatici ed espressioni gergali della strada, molto difficile da rendere in una traduzione.

Alcuni luoghi comuni del genere sono i seguenti:

Il curatore editoriale di fantascienza Gardner Dozois è generalmente riconosciuto come la persona che ha reso popolare il termine “cyberpunk” come genere di letteratura, malgrado lo scrittore del Minnesota Bruce Bethke avesse coniato il termine nel 1980 per il suo racconto “Cyberpunk” che fu pubblicato nel numero del novembre del 1983 di Amazing Science Fiction Stories.

Il termine fu rapidamente riutilizzato come etichetta da applicare alle opere di William Gibson, Bruce Sterling, John Shirley, Rudy Rucker, Michael Swanwick, Pat Cadigan, Lewis Shiner, Richard Kadrey e altri. Questi scrittori in realtà avevano deciso di chiamarsi Mirrorshades Movement’ (movimento degli occhiali a specchio)

 

William Gibson con il suo romanzo Neuromante (1984) è di gran lunga il più celebre autore connesso al termine cyberpunk.

Egli enfatizzò lo stile, una fascinazione per le superfici, l’aspetto del futuro e l’atmosfera oltre i luoghi comuni della fantascienza tradizionale. Considerato come l’opera che “ruppe il ghiaccio” e talvolta “l’archetipo dell’opera cyberpunk”,  Neuromante fu insignito dei premi Hugo, Nebula e Philip K. Dick. Seguì il debutto popolare dei romanzi di Gibson Giù nel ciberspazio (Count Zero, 1986) e Monna Lisa Cyberpunk (Mona Lisa Overdrive, 1988), costituenti la celeberrima Trilogia dello Sprawl. In base al Jargon File, “l’ignoranza pressoché totale di Gibson riguardo ai computer e all’odierna cultura hacker gli permise di speculare intorno al ruolo dei computer e degli hacker nel futuro in modi che gli hacker trovarono naif in modo irritante e tremendamente stimolanti al tempo stesso.”

E’ impressionante pensare come Gibson abbia potuto scrivere i suoi romanzi in un tempo in cui non esisteva né un cellulare né tanto meno internet ma averne precorso i tempi con particolari e con potenzialità di sviluppo di applicazioni pratiche.

Cyberpunk ed attualità

Uno dei principali temi del cyberpunk è il rapporto che emerge tra l’essere umano e la tecnologia, che tende ad esprimersi prioritariamente nel rapporto con il corpo umano, mostruoso o, in modo aggiornato, cyborg. Nei racconti degli autori  sono molto frequenti i personaggi che presentano innesti meccanici nel proprio corpo. Tecnologie che diventano parte integrante del corpo umano, aumentano le sue capacità, consentono azioni altrimenti impossibili. Il corpo umano cessa in questo modo di essere qualcosa di immutabile, naturale, e diventa un elemento modificabile e tecnologico, recuperando una visione del corpo in realtà molto antica, già presente nella cultura popolare medievale.

I derivati futuristici del Cyberpunk sono distinguibili per alcuni aspetti dal filone principale, sia per aspetti tecnologici (biopunk e nanopunk) che per aspetti temporali (il postcyberpunk prevede un precedente periodo in cui si siano già svolte le tematiche appartenenti al cyberpunk o agli altri sottogeneri). Nelle derivazioni futuristiche solitamente sono presenti tecnologie in grado di modificare la materia vivente a livello cellulare.

Nanoparticelle

 

Biopunk

Il biopunk sui risvolti tecnologici della biologia e della bioingegneria. Ciò comporta che la tecnologia e/o la vita presente nell’opera si sia sviluppata attraverso la rielaborazione del DNA e dei cromosomi dando vita a nuove specie viventi o a nuove tecnologie aventi come base un composto o un’entità organica (armi, strutture, veicoli…).

Nanopunk

Il nanopunk è particolarmente simile al biopunk, ma descrive un mondo in cui la società è basata più o meno principalmente sulla nanotecnologia e sui materiali da essa prodotti. Tale sottogenere solitamente si sofferma anche sui risvolti e sulle conseguenze che una tecnologia, come la nanotecnologia (capace di manipolare la materia direttamente dalle fondamenta), può portare.]

Postcyberpunk

Il postyberpunk tratta le conseguenze estreme del cyberpunk e dei sottogeneri ad essi legato. Nelle opere postcyberpunk si esaminano frequentemente gli effetti sociali causati dalla diffusione dei mezzi di comunicazione, dall’ingegneria genetica e/o dalla nanotecnologia.

 

Dalla fantascienza alla realtà: qualche esempio

Piante luminescenti

Un recente interessante progetto, nonostante potenziali ritorni positivi in termini di risparmio energetico ed ecologico, è solo uno degli ultimi esempi di come gli stessi biotecnologi non conoscano i problemi derivanti dalle loro macchinazioni genetiche. “Le piante luminescenti di Avatar diventano realtà. Questa storia appassionante e inquietante apre gli occhi sulla rapida evoluzione della biologia sintetica”, così presenta il progetto il Corriere della Sera pubblicando un video (http://video.corriere.it/glowing-plant-nostre-piante-sostituiranno-luci-stradali/b1834ce8-9263-11e4-aaf8-f7f9176948ef) in cui lo stesso “ingegnere genetico” delle piante bioluminescenti ammette di “non conoscere le conseguenze e i problemi che ne deriveranno, ma di poterli affrontare in futuro”.

Organi artificiali

Sostituti artificiali di buona parte dei nostri arti e dei nostri organi interni esistono e stanno restituendo la salute a migliaia di persone.

Partendo dallo studio dei tessuti, degli organi e del funzionamento del nostro organismo, gli scienziati creano veri e propri “pezzi di ricambio” e sistemi artificiali che permettono addirittura di aumentare le nostre capacità naturali, come la corsa o il sollevamento di un peso.

 

Uomo bionico: occhi, braccia, gambe, ecco gli organi del futuro

Cyborg: se non abbiamo più un braccio, una gamba, un occhio, la tecnologia può darci dei sostituti. L’uomo bionico, che un tempo sembrava un personaggio di fantascienza, oggi è una realtà, e sempre più spesso conduce una vita molto simile a quella dei suoi fratelli “completamente umani”. E se Robin Williams diceva che il confine tra un essere umano e un robot non è mai così netto, oggi sappiamo che i cyborg esistono. Ma sono mortali.

 

 

Mano bionica

Andrei Blindu racconta a tutti di quando a 14 anni gli è venuta voglia di programmare e il suo prof di fisica di allora, Ugo Rossi, lo ha aiutato insegnandogli il linguaggio Pascal, e poi lui ha continuato per conto suo con il Dos e Arduino. «La mia idea – spiega – è creare dispositivi controllati completamente dal pensiero». Ecco perché l’estate scorsa si è chiuso nel garage di suo papà, operaio arrivato dalla Romania 13 anni fa, e ha ideato una mano di legno realizzata con materiali di riciclo, l’ha collegata a dei circuiti fissati al suo braccio e ha mostrato come si potesse aprire e chiudere da sola senza toccarla. «Ho scritto un algoritmo che la fa muovere – dice semplice -, per ora faccio ancora cose semplici con quello che ho a disposizione, ma in futuro userò un altro materiale perché il legno non è adatto per le protesi». Tornato dalle vacanze ha portato la sua mano bionica a scuola, il liceo scientifico Decio Celeri di Lovere (Bergamo), e i prof lo hanno fatto girare per le classi a presentare la sua invenzione e poi lo hanno iscritto al concorso del Miur

Impulsi dal cervello

Il dottor Roberto Arignano dell’Officina ortopedica Maria Adelaide è «sorpreso della velocità con cui Carlo sta imparando a usare la protesi bionica. E’ molto motivato e i risultati si stanno vedendo». La mano è stata installata su «una protesi dell’avambraccio costruita qui a Torino, all’interno del quale abbiamo inserito due mioelettrodi che sfruttano gli impulsi dall’attività muscolare, inviati dal cervello. L’obiettivo ora è recuperare la muscolatura e speriamo in futuro di poter aiutare altre persone come Carlo: il suo caso verrà anche preso in esame dal Dipartimento d’ingegneria biomeccanica del Politecnico di Torino».

Occhio bionico: uomo torna a vedere dopo 10 anni

Una malattia degenerativa che colpisce gli occhi lentamente gli aveva rubato la vista ma il potere della medicina moderna gli ha dato la possibilità di tornare a vedere figli e nipoti, ancora una volta. Un occhio bionico ridona la vista ad un chimico del Minnesota, colpito da retinite pigmentosa, patologia attualmente priva di una terapia risolutiva.

 

Braccio bionico: Luke Skywalker di Star Wars diventa realtà

Luke Skywalker ispira la ricerca medica negli Usa, dove la Food and Drug Administration (Fda) approva un braccio bionico che ricorda la leggenda di Star Wars. L’arto, frutto di uno studio della Deka Research, è stato progettato con l’aiuto dei veterani dell’esercito Usa. Il braccio è in grado di eseguire movimenti molteplici e simultanei traducendo i segnali elettrici provenienti dai muscoli e intercettati da elettrodi usati nell’elettromiografia (Emg).

 

 

Il pancreas bionico regolato dall’iPhone

Un pancreas artificiale in grado di produrre insulina e glucagone in base alle necessità del paziente. Tale sistema regola meglio la glicemia rispetto alla vecchia puntura. Nato presso i laboratori della Boston University, il sistema viene testato su alcune persone affette da diabete di tipo 1, che riescono a regolare i livelli dei due ormoni tramite iPhone.

 

 

Le gambe bioniche ridanno a tutti la possibilità di camminare

Con le gambe bioniche si torna a camminare: chi non ha più gli arti inferiori a causa di amputazioni può ora essere di nuovo indipendente. Il promettente progetto Cyberlegs, coordinato dall’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, dà speranza a mutilati e disabili. 11 volontari hanno già dato risultati positivi.

 

Mano bionica che trasmette le sensazioni

Per la prima volta viene trapiantata ad un paziente una mano bionica che gli permette di “provare” sensazioni quasi uguali a quelle di una mano umana. La nuova mano bionica, che è collegata al sistema nervoso attraverso degli elettrodi applicati a due dei principali nervi del braccio, punta a ridare il senso del tatto alle persone amputate.

 

 

Purtroppo non si sono avverate solo profezie positive e che migliorano la vita degli esseri umani….

Ed infatti abbiamo appena vissuto un’esperienza mondiale del più potente cyberattack.

 

Cyberattacco e guerre virtuali condotte per via informatica

Un attacco terroristico condotto con mezzi tecnologici, attraverso Internet, ha colpito più di 150 paesi.

Il cyberattacco lanciato da Wannacry ha colpito i sistemi di 100mila organizzazioni in 150 Paesi. Lo rende noto l’Europol a 36 ore dalla diffusione del malware. Ad arginare il virus è stato un analista informatico britannico di 22 anni. Per motivi di studio il giovane aveva comprato un dominio a cui Wannacry rimandava, senza sapere che lì i cyberterroristi avevano nascosto l’interruttore per spegnerlo.

 

Si conferma quindi la potente visione avuta dall’autore: anche se il libro è stato pubblicato nel 1984, Neuromante anticipa davvero tante cose. Forse è più pertinente ora di quanto non lo fosse all’epoca e non posso comprendere come sia stato possibile prevedere lo sviluppo in così tanti ambiti in un periodo così lontano.

La realtà di oggi è sempre più simile al futuro immaginato dagli autori del cyberpunk…..in modo inquietante… direi.

 

 

Breve riassunto di “Neuromante”

La storia di Neuromante racconta le vicende del cowboy cibernetico Case (sostanzialmente un hacker che si è sottoposto a chirurgia neurale per migliorare le sue capacità e operare nel cyberspazio in modo pù rapido ed efficace) che vuole tornare in sella dopo essere stato “depotenziato” chirurgicamente per aver pestato, evidentemente, i piedi sbagliati. Case è fisicamente distrutto, anche per via dell’abuso di droghe che hanno accompagnato la sua attività professionale da cowboy del cyberspazio, ma intende recuperare le sue facoltà e i suoi impianti neurali per tornare “in sella” e ricominciare a lavorare. Peccato che per gli impianti che gli servono occorrano molti soldi. L’intelligenza artificiale della Tessier-Ashpool SA (una importante corporazione), gli viene però in soccorso, ripristinandone temporaneamente le capacità a patto che Case violi le difese della corporazione stessa e si impadronisca di una serie di informazioni riservate. Se non ci riuscirà, il timer biologico inserito nel suo apparato circolatorio combinerà un bel guaio.