Atari dichiara bancarotta

L’Atari sta fallendo. Nella giornata di oggi sicuramente una notizia su tutte ha scosso l’intero mondo dei videogiochi e, forse, in particolar modo ha colpito direttamente gli appassionati di vecchia data, quelli le cui radici video ludiche affondano negli anni 70 e 80.

Sto parlando della dichiarazione di Atari USA di avvalersi del Chapter 11 della legge fallimentare americana.

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Il nome Atari è un nome pesante, uno di quelli che attraversa le generazioni.
Parlare di Atari significa parlare di videogiochi da sempre, praticamente da quando essi sono nati e anche se l’impatto del marchio sui giocatori odierni non suscita sicuramente le sensazioni di magia che invece pervadono la “vecchia guardia” è comunque davvero notevole notare come la stampa mondiale, soprattutto la non specialistica, abbia dato risalto alla notizia, segno che comunque Atari è ormai entrata a far parte dell’immaginario collettivo trascendendo il passare del tempo.

Ovviamente l’eco della rivelazione ha scatenato una serie di commenti più o meno catastrofisti in tutti gli ambienti e le sottoculture del video-gaming, ma tirando le somme tutti coincidono in una valutazione che sa un po’ di sentenza:
Atari è morta… di nuovo!!!

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Il mercato tradizionale dei videogame, che poteva sembrare di acciaio inossidabile solo qualche mese fa, mostra le prime crepe. Vendite di giochi in calo , nuove console in affanno (Wii U non sta facendo faville , anzi), produttori con il fiato corto. Tra le vittime del periodaccio, Atari paga un prezzo salatissimo e dichiara bancarotta.Si chiude così l’epopea di una delle icone più famose del mondo dei videogame Il trapasso in realtà potrebbe non essere definitivo. La manovra è stata lanciata dalla divisione americana, Atari Inc., con l’intenzione di sganciarsi dalla compagnia madre Atari, SA, stanziata in Francia, reduce da due anni di profitti in crollo verticale.Non si tratta di una liquidazione, ma di un tentativo di ristrutturazione in base al Chapter 11 della legge fallimentare americana; qualcosa di analogo alla nostrana amministrazione controllata, insomma.

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L’obiettivo è quello di cedere tutti gli asset (compresi franchise arcinoti come Pong, Asteroids, Centipede) e il marchio stesso e di trovare un nuovo acquirente per potersi concentrare, in particolare, sulla pubblicazione di giochi per il mobile. Non è che l’ultimo scossone di una storia lunga 40 anni, scandita da una sequenza infinita di dissesti finanziari, cessioni e trasformazioni. Ricostruire tutti i passaggi è come districarsi in un labirinto: l’attuale Atari Inc. si chiamava GT Interactive, quando fu fondata nel 1993, e nulla aveva a che spartire con l’azienda creata nel 1972 da Nolan Bushnell e Ted Dabney, quella che ha dominato il mercato dei videogame negli anni Settanta con l’Atari 2600 e gli arcade da sala giochi.Provando a individuare i passaggi chiave (ma la storia completa è ben più intricata): nel 1999 GT Interactive finisce sotto il controllo della francese Infogrames Entertainment e viene ribattezza Infogrames Inc., poi diventa Atari Inc. nel 2003 dopo che Infogrames Entertainment ha comprato Hasbro Interactive, a sua volta proprietaria di Atari Corporation (figlia dell’Atari originale).

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Come se non bastasse, la stessa Infogrames Entertainment nel 2009 passa alla denominazione di Atari, SA.Anche a causa di questi continui travagli, la presenza di Atari sul palcoscenico principale del mercato videoludico si è andata assottigliando negli ultimi anni, fino a ridursi al ruolo di comparsa marginale. Impossibile immaginare un ritorno ai fasti dell’epoca d’oro, ma il marchio Atari èsempre riuscito a sopravvivere. Prima o poi, in un modo o nell’altro, lo incontreremo ancora.