SOCIAL TV

Social Media diventano sempre più parte della nostra vita quotidiana: prima sul web, poi sul mobile, ora arrivano con la social TV e poi? Ormai sono molte le trasmissioni che utilizzano i Social Media per coinvolgere e far interagire gli utenti.

Ma cos’è il fenomeno della Social Tv?

Con Social TV si intende l’integrazione dei Social Media con le trasmissioni televisive. Sono tutte quelle azioni volte a consentire ai telespettatori di intervenire da casa con un tweet, un messaggio o uno status pubblicato sui vari Social Network.

Un esempio possono essere i tweet che vengono mostrati in tv durante Sky Sport o i commenti sulla fan page delle Iene.

 

I vantaggi

A livello di ascolti, sicuramente una Tv che adotta delle strategie per coinvolgere i propri telespettatori può migliorare i propri ascolti e aumentarli.

Oltre all’aumento degli ascolti, un vantaggio importante causato dalla Social TV è l’aumento di partecipazione degli utenti alla trasmissione. E’ più facile (e meno costoso) votare con un tweet piuttosto che inviare un SMS o chiamare il numero della trasmissione.

La social tv è quindi una visione collettiva abilitata dal secondo schermo, sia esso smartphone, tablet o computer. Lo fanno ogni settimana il 69% degli italiani secondo uno studio. A ciò si aggiunga la tendenza ad estendere l’esperienza oltre il momento della messa in onda: la visione e condivisione di spezzoni da YouTube, la ricerca di contenuti esclusivi tra una stagione ed un’altra;
lo spettatore non èpiù disposto ad una fruizione passiva. Esistono addirittura applicazioni come GetGlue o Miso che permettono di creare reti sociali basate sulla visione di uno show, di dichiarare le proprie passioni e commentare con gli altri, guadagnando premi virtuali.

Gli svantaggi

Ciò che risulta ancora difficile, però, è la misurazione dell’efficacia di una social tv, non esistendo ancora metriche condivise che riescano a dare un reale monitoraggio degli utenti attivi. Di conseguenza la pubblicità, che invece va dove ci sono numeri certi, non si sta ancora interessando al fenomeno. Niente dati, niente soldi.

Negli ultimi tempi in Italia qualcosa si sta muovendo riguardo al problema del monitoraggio del coinvolgimento dell’utenza, con il sorgere di nuovi soggetti ed enti dedicati a quest’attività.

Le reti stesse non sono pronte all’interazione degli utenti. Basti pensare alle grandi fiction italiane che registrano grandissimi ascolti ma non riescono a sfruttare il coinvolgimento dei telespettatori come fanno le serie americane. La7 è la rete che registra il più alto grado di interazione degli utenti. Il cammino di La7 nella social tv è iniziato più di quattro anni fa, partendo dall’utilizzo del sito del canale come allargamento della fruizione dei contenuti del contenuto del programma, proseguendo, poi, con lo sviluppo sempre più spiccato di una coscienza social. Ma se la partecipazione è tanta e apprezzata, perchè ancora c’è resistenza da parte dei canali tv a questo fenomeno? <<Le televisioni, da un certo punto di vista, hanno un certo timore della social tv. Il fatto che le persone parlassero della tv e di quello che trasmetteva è un fenomeno che è sempre esistito. Prima era nei bar, adesso è pubblico. >> la tv è quindi obbligata ad essere presente e a far fronte a due problemi: trovare le risorse per far fronte ai milioni di utenti che vogliono interagire e dover prendere posizione.

Dire che la tv è diventata social, quindi, è sbagliato. La televisione è sempre stata social. Lo era quando si discuteva davanti lo schermo con i familiari, lo è adesso twittando la propria opinione sulle trasmissioni. A differenza del cinema, infatti, davanti alla tv viene naturale parlare, interagire.  Ciò che è cambiato è che, adesso, la tv è chiamata ad ascoltare.