THE IMITATION GAME

Storia

alan turing macchine

Il test prende spunto da un gioco chiamo “Il Gioco dell’imitazione”, da cui l’omonimo film “The Imitation Game” del 2014, un film romanzato sulla tragica storia di Alan Turing, prima geniale eroe della seconda guerra mondiale che riuscì a forzare (oggi useremmo il termine craccare) i messaggi cifrati con la macchina nazista Enigma aiutando in tal modo gli alleati a vincere la guerra e a ridurre sensibilmente il numero di vittime, e poi perseguitato dalle autorità britanniche per la sua omosessualità fino ad essere sottoposto alla castrazione chimica. A causa di questo trattamento chimico, Alan fu spinto al suicidio, all’età di soli 41 anni, morsicando una mela avvelenata al cianuro. Altre ipotesi suppongono invece che Alan si sia suicidato o sia stato assassinato perché sapeva troppo e non volevano che rivelasse al nemico le sue conoscenze.

Il gioco consiste sostanzialmente in un dialogo tra un interrogatore umano, posto in una stanza da solo, e due altri interlocutori, posti in una seconda stanza. Uno dei due interlocutori è un essere umano e l’altra è un calcolatore elettronico programmato per sostenere un dialogo con l’interlocutore. L’interrogatore, però, non è in grado di vedere gli interlocutori e pertanto pone a questi ultimi delle domande al fine di individuare quale dei due sia umano e quale no.

Immagine che contiene testo, computer, interni, screenshot Descrizione generata automaticamente

L’idea alla base del test, pertanto, si basa sulla capacità della macchina di ingannare – o meglio confondere – l’interrogatore umano. Questa confusione si basa naturalmente sulla possibile indistinguibilità tra uomo e macchina relativamente al contesto del dialogo.

Il gioco dell’imitazione, che permette di analizzare i concetti di mente, pensiero e intelligenza, fornisce indicazioni su come affrontare il problema di determinare se le macchine siano in grado di pensare. Può un’intelligenza artificiale essere in grado di ingannare l’uomo facendogli credere di non essere una macchina, ma un essere umano pensante? In poche parole: “Le macchine possono pensare?”.

In un’epoca in cui ancora non esistevano i computer Alan aveva un’immensa fiducia nel futuro tecnologico e sul suo test a tal punto da affermare nel 1950 quanto segue:

“Credo che nel giro di cinquant’anni circa sarà possibile programma i computer in grado di giocare così bene al gioco dell’imitazione che un interrogatore medio non avrà più del 70% di probabilità di compiere la corretta identificazione dopo cinque minuti di interrogatorio”.

Oggi, in un mondo in cui essere umani e macchine sono tutte connesse alla grande rete mondiale Internet, utilizzare il test di Turing è sicuramente importante per poter distinguere un essere umano da un robot. Ad esempio, i chatbot possono essere così convincenti da essere in grado di raggirare molti navigatori del web, che vengono portati a rivelare i propri dati sensibili o peggio a inviare del denaro. Molti siti web, per scoraggiare i robot a simulare l’essere umano evitando che possano intraprendere azioni malevoli, utilizzano i cosiddetti CAPTCHA (Completely Automated Public Turing test to tell Computers and Humans Apart”, ossia “test di Turing pubblico completamente automatizzato per distinguere gli esseri umani dal computer”), sistemi che consentono solo a un utente non robot di accedere ad un sistema per la comunicazione di dati al server.

Si segnala la chatterbot ELIZA degli anni ‘80, un programma che emulava un terapista rogersiano:

https://www.myabandonware.com/game/eliza-2h4/play-2h4

https://it.wikipedia.org/wiki/Terapia_non_direttiva